Gesù vince il male, se lo accogliamo
2 luglio 2025
Mt 8,28-34
In quel tempo Gesù 28giunto all'altra riva, nel paese dei Gadarèni, due indemoniati, uscendo dai sepolcri, gli andarono incontro; erano tanto furiosi che nessuno poteva passare per quella strada. 29Ed ecco, si misero a gridare: «Che vuoi da noi, Figlio di Dio? Sei venuto qui a tormentarci prima del tempo?».30A qualche distanza da loro c'era una numerosa mandria di porci al pascolo; 31e i demòni lo scongiuravano dicendo: «Se ci scacci, mandaci nella mandria dei porci». 32Egli disse loro: «Andate!». Ed essi uscirono, ed entrarono nei porci: ed ecco, tutta la mandria si precipitò giù dalla rupe nel mare e morirono nelle acque. 33I mandriani allora fuggirono e, entrati in città, raccontarono ogni cosa e anche il fatto degli indemoniati. 34Tutta la città allora uscì incontro a Gesù: quando lo videro, lo pregarono di allontanarsi dal loro territorio.
Il racconto di oggi è in quella parte del vangelo di Matteo che segue il discorso della montagna. A quell’insegnamento straordinario in cui si sottolinea l’autorità della parola di Gesù, segue il racconto di dieci miracoli in cui l’autorità ha un riscontro concreto, effettivo: “Egli scacciò gli spiriti con la parola e guarì tutti i malati” (Mt 8.16). L’interesse dell’evangelista però converge anche sugli effetti che questi segni hanno su chi vede, ascolta e partecipa a quanto accade.
La questione fondamentale rimane l’identità di Gesù: “Chi è costui…?” (Mt 8.27), la relazione che si instaura con lui e quindi la dimensione della fede. Gesù stesso lo esplicita con una domanda rivolta a tutti: “Perché avete paura, gente di poca fede?” (Mt 8.26).
Nel racconto odierno ecco Gesù che sbarca in territorio pagano. È solo, dei discepoli non si parla più; e da solo affronta, senza paura, due indemoniati furiosi che abitano fra i sepolcri, lontani ed esclusi da ogni contatto con il mondo umano. “Nessuno poteva passare di là” (Mt 8.28). Eppure Gesù si avventura in quel regno di morte, subito riconosciuto nella sua autorità che è capace di vincere il male che abita l’umanità, un male personificato, che si è incarnato in quei due uomini, li abita, li domina e li annulla nella loro dimensione relazionale.
Eppure Gesù è là… Come nella discesa agli inferi, come nell’icona che in Oriente rappresenta la resurrezione, ecco Gesù che si avvicina a quei due uomini e li libera dalla morte. Non c’è una loro domanda di essere guariti e questo ci ricorda che spesso non ci rendiamo conto del male che ci abita, perché diventa un’abitudine, un’impronta scontata in noi e che pensiamo inevitabile.
Eppure Gesù ci viene incontro e ci mostra la via per ritrovare l’umanità della nostra persona. La sua presenza è efficace e ci “libera dal male”. Da ogni male, dal numero imprecisato di “demoni” che si annidano in noi e che di fronte alla parola del vangelo sono destinati all’annientamento, come i numerosi porci che precipitano nel mare dal dirupo e annegano tutti.
Il racconto non ci dice più nulla sui due uomini. Sposta l’attenzione su altri uomini: avvertita dai mandriani “tutta la città” esce incontro a Gesù, ma la loro reazione è sorprendente. Anche loro si rivolgono a Gesù “supplicandolo”, proprio come i demoni (cf. v.31), ma lo supplicano di abbandonare quel territorio. L’evangelista non ci dice perché, lascia a noi di interrogarci e di comprendere. Il fatto dei porci li ha spaventati, la paura si è impadronita di loro, tutti! Gesù ha sconvolto la loro normalità e quotidianità e preferiscono non affrontare il cambiamento, la novità.
Di fronte a Gesù che ci viene incontro nella nostra umanità concreta, e si rivolge a noi così come siamo, si aprono due vie: accoglierlo e fargli fiducia riconoscendolo capace di scoprire e sanare il male che è in noi oppure allontanarlo per non accettare il rischio di una via differente. Sta a noi discernere e decidere, ma la “buona notizia” è chiara: pur nella nostra poca fede non bisogna avere paura né del male che vediamo in noi, né della libertà che il vangelo può concederci.
fratel Marco