Warning: getimagesize(images/stories/priore/evangelodelladomenica/thumbnails/thumb_samaritana1.jpg): failed to open stream: No such file or directory in /home/monast59/public_html/plugins/content/multithumb/multithumb.php on line 1563

Warning: getimagesize(images/stories/priore/evangelodelladomenica/thumbnails/thumb_samaritana1.jpg): failed to open stream: No such file or directory in /home/monast59/public_html/plugins/content/multithumb/multithumb.php on line 1563

Warning: getimagesize(images/stories/priore/evangelodelladomenica/thumbnails/thumb_TORRITI_JacopoNativity129196SantaMariaMaggioreRom.jpg): failed to open stream: No such file or directory in /home/monast59/public_html/plugins/content/multithumb/multithumb.php on line 1563

Warning: getimagesize(images/stories/priore/evangelodelladomenica/thumbnails/thumb_TORRITI_JacopoNativity129196SantaMariaMaggioreRom.jpg): failed to open stream: No such file or directory in /home/monast59/public_html/plugins/content/multithumb/multithumb.php on line 1563

Evangelho Dominical

III Domingo de Quaresma

Multithumb found errors on this page:

There was a problem loading image 'images/stories/priore/evangelodelladomenica/thumbnails/thumb_samaritana1.jpg'
There was a problem loading image 'images/stories/priore/evangelodelladomenica/thumbnails/thumb_samaritana1.jpg'
Ler mais: III Domingo de Quaresma
de ENZO BIANCHI
Depois de nos ter apresentado as tentações de Jesús e a sua Transfiguração, este ano litúrgico A propõe-nos um itinerário que nos ajuda a compreender, cada vez melhor, o baptismo através do quarto evangelho. Hoje meditamos sobre o encontro entre Jesús e a Samaritana, no qual é revelado o dom da água da vida.

 

 


Anno A
Gv 4,5-42

Dopo averci presentato le tentazioni di Gesù e la sua trasfigurazione, questo anno liturgico A ci fa compiere un percorso che ci aiuta a comprendere sempre di più il battesimo attraverso brani del quarto vangelo. Oggi meditiamo sull’incontro tra Gesù e la samaritana, nel quale è rivelato il dono dell’acqua della vita.

Gesù deve tornare dalla Giudea in Galilea e potrebbe farlo risalendo la valle del Giordano. Ma l’evangelista scrive che egli «doveva attraversare la Samaria»: è una necessità non solo geografica ma anche divina, perché Gesù agisce in obbedienza al Padre che lo ha inviato, perché la sua missione di salvezza non è ristretta a Israele ma riguarda tutti gli uomini (cf. Gv 12,47). Egli sceglie dunque di incontrare anche i samaritani, «eretici» e scismatici che da secoli erano separati dai giudei per motivi religiosi ed erano giunti a rinnegare il tempio di Gerusalemme e a costruirne uno sul monte Garizim, e così abbatte anche questa barriera, e per questo riceverà l’accusa e l’insulto di chi non comprende il suo comportamento: «Sei un samaritano, un indemoniato!» (Gv 8,48), cioè “sei passato all’altra parte!”.

Gesù arriva in Samaria nell’ora più calda del giorno e si siede presso il pozzo di Sicar, il pozzo di Giacobbe (cf. Gen 33,18-20): è affaticato e assetato ma non ha alcun mezzo per attingervi l’acqua. Giunge anche una donna che, a causa del suo comportamento immorale pubblicamente riconosciuto, è costretta a uscire per strada a quest’ora per non imbattersi in quanti la disprezzano. Facendosi mendicante presso di lei Gesù le chiede ospitalità, rivolgendole una domanda che svela tutta la sua autorevolezza, la sua capacità di accrescere l’altro: «Dammi da bere», condividi con me l’acqua… La donna, stupita da tale abbassamento, ribatte: «Come mai tu, giudeo, chiedi da bere a me, donna samaritana?».


Si apre allora un dialogo in cui i due interlocutori si svelano progressivamente. «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti parla, tu stessa gli avresti chiesto da bere ed egli ti avrebbe dato acqua viva», afferma Gesù, il quale sa che c’è una sete più profonda della semplice acqua e che il pozzo simboleggia la Torah, l’insegnamento di Mosè. Gesù sa anche che questa donna, figura della Samaria adultera (cf. Os 2,7), ha cercato di placare la sua sete attraverso vie sbagliate: ha avuto diversi uomini, ha bevuto ogni sorta di acqua… E così Gesù le svela la sua condizione, ma senza rimproverarla o condannarla, bensì invitandola a ritornare al Dio vivente (cf. Os 2,18); la donna accetta di mettersi in gioco e riceve in cambio una promessa inaudita: «L’acqua di questo pozzo», così come l’insegnamento di Mosè, «non disseta per sempre. Ma chi beve dell’acqua che io gli darò non avrà mai più sete; quest’acqua diventerà in lui sorgente che zampilla per la vita eterna». Sì, dissetarsi con l’acqua donata da Gesù significa scoprire in sé una fonte inesauribile, perché quell’acqua è lo Spirito effuso da Gesù nei nostri cuori (cf. Gv 7,37-39; 19,30.34)!

A questo punto la domanda che Gesù aveva fatto alla donna diviene domanda della donna a Gesù: «Signore, dammi quest’acqua!». Essa però deve fare un passo ulteriore, deve ammettere di essere incapace di comunione, di aver conosciuto tanti padroni ma nessuno sposo. Di più, scoprendo se stessa attraverso il racconto fattole da Gesù, scopre che egli è un profeta, e gli chiede dov’è possibile adorare il Dio vivente: a Gerusalemme o sul Garizim? Ed ecco il grande annuncio: «Donna, è giunta l’ora in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in Spirito e Verità», cioè nello Spirito santo e in Gesù Cristo che è la verità: il luogo del culto non è più un tempio di pietre ma la nostra persona, corpo di Cristo (cf. 2Cor 13,5) e tempio dello Spirito (cf. 1Cor 6,19)! Sentendosi accolta, la donna confessa la propria sete profonda, quella del Messia, e si sente rispondere da Gesù: «Io sono il Messia che attendi». L’incontro con Gesù l’ha trasformata in una creatura nuova e l’ha abilitata ad essere testimone e anche evangelizzatrice: essa corre dunque in città ad annunciare a tutti di aver incontrato il Messia, sorgente di ogni dono.

È così anche per noi che abbiamo ricevuto nel battesimo lo Spirito santo e il nome di cristiani: siamo chiamati a discernere nei nostri cuori la fonte zampillante dello Spirito, che è remissione dei peccati e ci rende amici di Cristo e suoi testimoni tra gli uomini.

Enzo Bianchi

Gesù, Dio-con-noi compimento delle Scritture
Commento al Vangelo festivo - Anno A
© 2010 San Paolo Edizione

Natal do Senhor

Multithumb found errors on this page:

There was a problem loading image 'images/stories/priore/evangelodelladomenica/thumbnails/thumb_TORRITI_JacopoNativity129196SantaMariaMaggioreRom.jpg'
There was a problem loading image 'images/stories/priore/evangelodelladomenica/thumbnails/thumb_TORRITI_JacopoNativity129196SantaMariaMaggioreRom.jpg'
Ler mais: Natal do Senhor

O grande mistério do nascimento de Jesus no meio de nós, portanto, o istério da sua «vinda», é celebrado pela Igreja, de uma forma significativa, com a oferta de três liturgias: uma para a noite, outra para o nascer do dia e outra para o dia. Na da noite a “boa notícia” é apresentada como o nascimento de Jesus em Belém, acontecimento revelado pelos anjos aos pastores, aqueles pobres que representam o «resto de Israel» (cf. Lc 2,1-14). Com o nascer do dia é contada a visita dos pastores ao estábulo, a sua contemplação do acontecimento-palavra, da criança nascida e recorda-se que «Maria conservava e meditava todos estes acontecimentos no seu coração» (Lc 2,19).


Anno C
Gv 1,1-18

25 dicembre 2012

Il mistero grande della natività di Gesù in mezzo a noi, dunque il mistero della sua «venuta», è celebrato significativamente dalla chiesa mediante una triplice offerta di letture, rispettivamente per l’eucaristia della notte, dell’aurora e del giorno. Nella notte la “buona notizia” è presentata come nascita di Gesù da Maria a Betlemme, avvenimento rivelato dall’angelo ai pastori, quei poveri che rappresentano il «resto di Israele» (cf. Lc 2,1-14). All’aurora viene narrata la visita dei pastori alla stalla, la loro contemplazione dell’evento-parola, cioè del bambino neonato, e si ricorda che «Maria conservava e meditava tutti questi eventi nel suo cuore» (Lc 2,19).

Nella messa del giorno infine, quella su cui riflettiamo, si legge il prologo del quarto vangelo: questo testo ci rivela che quel bambino venuto al mondo in verità è la Parola stessa di Dio, è il Figlio vivente in Dio dall’eternità, come confessiamo nella nostra professione di fede: «Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero»… Questo prologo è come una dossologia, una parola di sintesi e di gloria sul Natale, poiché in esso vi è un chiaro movimento finalizzato a narrarci chi è la Parola, il Logos di Dio. Cerchiamo dunque di percorrerlo insieme con spirito contemplativo e con stupore, limitandoci a parafrasarlo.

In principio, prima di tutta la creazione, nell’eternità, c’era la Parola, e questa Parola era rivolta, orientata al Dio vivente; anzi, essa era in Dio ed era Dio. Proprio attraverso questa Parola di Dio tutto è stato creato, e ciò che è venuto all’esistenza aveva vita solo in essa (cf. Col 1,15-17). Questa Parola era vita e luce per l’umanità intera: essa ha brillato di luce nella storia e le tenebre non sono riuscite a sopraffarla, nonostante il loro spessore tentasse di contrastare la luce. Un uomo inviato da Dio, Giovanni il Battezzatore, era venuto per essere testimone della luce, ossia per condurre gli uomini alla fede. Eppure questa luce, che è la Parola di Dio, il Figlio di Dio venuto tra la sua gente, non è stato accolto, e solo alcuni hanno creduto in lui, diventando nuove creature, figli di Dio. Ciò è avvenuto perché il Figlio di Dio si è fatto carne fragile, uomo come noi, è venuto ad abitare in mezzo a noi, mostrando in questo modo la sua gloria a quanti hanno aderito a lui e lo hanno seguito. Ecco dunque la verità profonda e nel contempo «scandalosa» del Natale: a Betlemme, da Maria, nasce un bambino che è la Parola stessa di Dio umanizzata, è il Figlio di Dio fattosi figlio dell’uomo…


 

Che cosa resta da dire? Quello che il prologo aggiunge nel suo versetto conclusivo: «Dio nessuno l’ha mai visto», e ciò era vero nei tempi antichi, lo è oggi, così come lo sarà nel futuro; solo nella morte, nell’incontro con lui «faccia a faccia» (1Cor 13,12), «occhio contro occhio» (Is 52,8), solo allora lo vedremo (cf. Es 33,20)… Ma con la venuta di Dio in mezzo a noi attraverso Gesù, vedendo l’uomo Gesù, contemplandolo nelle sue parole e nelle sue azioni, seguendolo dalla sua nascita alla sua morte in croce, noi nella fede possiamo vedere Dio, perché proprio «suo Figlio Gesù, Parola di Dio fatta carne, ce lo ha raccontato», ce lo ha narrato e spiegato.

Il cristianesimo è tutto qui: qui sta la differenza con l’Israele credente, qui sta la differenza rispetto a tutti gli altri cammini di fede o di sapienza umana. Dirà Gesù nel prosieguo del quarto vangelo: «Chi vede me vede il Padre» (Gv 14,9), cioè chi vede me uomo, carne fragile, nella mia vita umanissima può scorgere il racconto che io faccio di Dio. Ed è proprio in questo che il cristianesimo mostra la sua specificità anche rispetto agli altri monoteismi, perché la nostra fede è adesione a un Dio-uomo, Gesù Cristo, e, attraverso di lui, a Dio: «Nessuno può andare al Padre se non attraverso di me» (Gv 14,6), dirà Gesù stesso!

Il Vangelo è questa buona notizia: ormai, in Gesù, uomo e Dio sono la stessa cosa; e noi uomini in Gesù nostro fratello, uomo come noi, «uomo della nostra stessa pasta» – secondo le parole di un antico padre della chiesa – , siamo chiamati a diventare Dio.

  Enzo Bianchi

Oggi si compie per voi la Scrittura
Il vangelo festivo Anno C
© 2009 San Paolo

 
VAI A TUTTI I COMMENTI
DI ENZO BIANCHI