Message de Théodore II, patriarche d'Alexandrie
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XXIII Convegno Ecumenico Internazionale di spiritualità ortodossa
MISERICORDIA E PERDONO
Bose, 9-12 settembre 2015
in collaborazione con le Chiese Ortodosse
Reverendissimo padre Enzo Bianchi, igumeno del monastero di Bose, presidente del Comitato scientifico del XXIII Convegno internazionale inter-cristiano di spiritualità ortodossa,
Vi scriviamo, secondo il venerabile mandato di sua Beatitudine il papa e patriarca di Alessandria k. k. Theodoros II, innanzitutto per congratularci con voi del convegno dedicato al tema “Misericordia e perdono”, che è molto importante e attuale per tutti noi.
Vi rendiamo noto altresì che il Rev. Metropolita dello Zimbabwe mons. Seraphim Kykkotis rappresenterà sua Beatitudine il papa e patriarca di Alessandria e di tutta l’Africa k. k. Theodoros II e il Patriarcato di Alessandria e trasmetterà ai partecipanti al convegno un messaggio scritto del patriarca per l’occasione.
In secondo luogo, desideriamo trasmettervi i complimenti e la soddisfazione del nostro venerabile Primate per l’articolo molto illuminante che avete scritto a favore della Grecia, a proposito della crisi economica, e che è stato pubblicato sul periodico elettronico Amen.gr.
Per questo, ringraziando e congratulandoci calorosamente, auguriamo ogni successo per l’adempimento della vostra opera gradita a Dio.
Per venerabile mandato di Sua div. Beatitudine
Il Patriarca di Alessandria k. k. Theodoros
MESSAGGIO DI THEODOROS II, PATRIARCA DI ALESSANDRIA
Reverendissimo Igumeno e amato e santo fratello in Cristo p. Enzo,
Con gioia abbiamo appreso il tema estremamente interessante del vostro importante convegno di quest’anno, che si riferisce alla misericordia e al perdono.
Ci congratuliamo paternamente tanto con voi che quanto i membri del comitato scientifico, con i membri della vostra Comunità, come anche con gli egregi ed illustri oratori e con quanti partecipano al Convegno. Le nostre preghiere sono con voi per la buona riuscita del Convegno, in modo che i suoi frutti spirituali possano contribuire al cammino della nostra salvezza in Cristo.
Da molti secoli nella vita spirituale e liturgica della nostra Chiesa si è affermato l’uso che ogni anno nel suo calendario festivo, nella “Domenica dei Latticini”, prima dell’inizio della Quaresima e del digiuno che ci prepara a vivere gli eventi salvifici della Santa e Grande Settimana, si faccia memoria della cacciata dal paradiso dei Protoplasti – cioè dei primi esseri umani creati.
Come è noto, il peccato dei progenitori, in quanto disobbedienza dei primi esseri umani, Adamo ed Eva, a Dio loro Creatore, ebbe come risultato di portare nella vita degli uomini il fenomeno della morte. Se dunque i nostri lontani comuni antenati fossero rimasti fedeli ai comandi di Dio, il mondo in cui oggi viviamo sarebbe un paradiso. La realtà che viviamo è però diversa. Viviamo nell’inferno delle guerre e dei problemi sociali, viviamo con la malattia dell’AIDS e dell’Ebola, della fame e della povertà, della mancanza di sicurezza e più in generale dell’ingiustizia sociale; viviamo con i problemi delle discriminazioni razziali e della distruzione dell’ambiente; viviamo con il problema dell’odio e della malvagità, del fanatismo e dell’indifferenza ai problemi dei nostri vicini; viviamo con il problema dei profughi e degli uomini sradicati dalla propria terra. Viviamo in un’epoca in cui il materialismo limita le nostre possibilità per un cammino spirituale creativo. Il peccato regna dappertutto. La nostra unica speranza è di seguire l’esempio dei nostri santi, di vivere la loro vita, di rinascere spiritualmente attraverso il pentimento per poter diventare la “luce del mondo”.
Con la caduta dell’essere umano, che è conosciuta come “peccato dei progenitori” (propatorikó amártima), il dolore e la sofferenza sono diventate parte della nostra vita. Ogni giorno sperimentiamo l’inferno. Di questa situazione sono responsabili sia i primi uomini per la loro disobbedienza sia il diavolo per la sua complicità, come anche ciascuno di noi che proseguiamo senza pentirci il cammino della disobbedienza e del peccato.
Un giorno il Dio amante degli uomini è diventato uomo, nella persona di Gesù Cristo, per condurci di nuovo al paradiso perduto. Così, se la disobbedienza a Dio ha condotto all’allontanamento dell’uomo dal paradiso, la nostra obbedienza ai comandamenti di Dio ci condurrà di nuovo in paradiso. L’elemento caratteristico dei comandamenti divini di Gesù Cristo è l’amore sincero e la buona disposizione a perdonarsi a vicenda. Per questo nella pericope evangelica di questa domenica, in cui si fa memoria della cacciata dei Protoplasti dal paradiso, il nostro Signore Gesù Cristo sottolinea che “se perdonate agli uomini le loro colpe, il Padre celeste perdonerà anche a voi. Ma se non perdonate agli uomini le loro colpe, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre” (Mt 6,14-15).
Attraverso il nostro amore sincero verso i nostri compagni di umanità diventiamo degni della magnificenza dell’amore di Dio, il quale si esprime con la realizzazione della nostra speranza di salvezza, con la nostra partecipazione alla bellezza del paradiso.
Per giungere però a sperimentare la condizione dell’amore, abbiamo bisogno di prepararci con la preghiera, il digiuno, l’elemosina, il pentimento, la confessione, la vita spirituale. Il nostro “ego” quando si trova lontano da Dio ha la tendenza a funzionare come nemico dell’uomo che si esprime come “egoismo”, orientando l’uomo verso tutto ciò che è negativo, e che alla fine conduce alla disperazione, alla disillusione e alla rovina. L’altra potenza che l’essere umano ha dentro di sé è la grazia di Dio che conduce alla difesa della vita e al progresso creativo.
Così, nella “Domenica dei Latticini” la nostra chiesa ci ricorda la cacciata dei Protoplasti dal paradiso, ci ricorda le lacrime dei Protoplasti e ci richiama alla vigilanza e alla lotta, perché anche noi rischiamo di essere chiusi fuori dal paradiso.
Uno dei mezzi che la stessa pericope evangelica mette in risalto per evitare il pericolo della perdita del paradiso è il digiuno che comincia il “lunedì puro” (katharì defthéra), cioè il primo lunedì di Quaresima, con l’entrata nello stadio della Grande Quaresima. Il digiuno non è mai lo scopo, ma è un mezzo. Ha sempre però scopi sublimi: la trasfigurazione e la divinizzazione dell’essere umano. Digiuno è il nostro sforzo di tenerci lontani dalla fonte della malvagità. A volte noi digiuniamo astenendoci da alcuni cibi particolari, ma dentro di noi lasciamo che si annidino l’odio e la vendetta. Per questo nell’Antico Testamento si sottolinea con insistenza che non si può digiunare e allo stesso tempo mangiare le carni dei nostri compagni di umanità con l’odio che nutriamo nei loro confronti. Queste forme di digiuno rappresentano il digiuno ipocrita a cui si riferisce la pericope evangelica: è il digiuno che non giova a nulla. È un digiuno che è staccato dalle due grandi virtù messe in risalto nella pericope evangelica. La prima virtù che è collegata al vero digiuno è il perdono, il fatto cioè di essere disposti a perdonare coloro che sbagliano; l’altra virtù è l’elemosina, il fatto cioè di aiutare i nostri compagni di umanità quando possiamo e non accumulare tesori materiali, ma tesori spirituali, come è l’elemosina stessa. Del resto ogni arricchimento illecito e ingiusto nella tradizione e nella letteratura biblica e patristica è come un fuoco che brucia e una bestia che divora.
Di conseguenza il vero senso del digiuno presuppone il perdono degli altri e l’elemosina e in generale il nostro sostegno a tutti i nostri compagni di umanità, cristiani e non cristiani, bianchi e neri, piccoli e grandi, profughi e perseguitati.
Il perdono è la chiave che ci apre la porta che conduce al regno dei cieli. La parola di Gesù Cristo è precisa: “Se perdonate i peccati degli uomini – ci dice –, anche il Padre celeste vi perdonerà i vostri peccati. Ma se non perdonerete le colpe degli uomini, neppure il Padre vostro celeste vi perdonerà le vostre colpe”. In questo modo si apre la via per un’armonica collaborazione degli uomini nella società. Buone relazioni con gli altri vuol dire limitare il nostro egoismo. Questo però è anche l’unico modo in cui possiamo diventare degni del paradiso.
I temi di spiritualità che ogni anno esaminate, come il tema “Misericordia e perdono” contribuiscono non solo alla vita spirituale dei fedeli, ma anche al rafforzamento dell’unità visibile della testimonianza del cristianesimo all’interno del nostro mondo tormentato.
Con preghiere,
+ Theodoros II di Alessandria e di tutta l’Africa