Synthèse de tous les exposés du XXIe Colloque
SEBASTIAN BROCK
Le tappe della vita spirituale secondo Sant’Isacco il Siro e la tradizione siriaca
Gli autori della tradizione siriaca conoscono due principali modelli di sviluppo della vita spirituale: un modello in due tappe e uno in tre tappe. Quest’ultimo è il più diffuso e si fonda sulla distinzione paolina tra uomo “carnale”, “psichico” e “pneumatico”. Anche Isacco il Siro parla di “tre gradi della conoscenza”, associati rispettivamente al corpo, all’anima e allo spirito. Ciascuno di essi ha le sue specifiche pratiche spirituali, ma il passaggio al grado successivo non determina l’abbandono delle pratiche del grado precedente, ma ne modifica piuttosto lo scopo e il modo di adempimento. Più che di una progressione temporale lineare, si può parlare di movimento ‘verticale’ che alterna alti e bassi, in base all’azione concomitante delle lotte contro le tentazioni, da una parte, e dell’assistenza divina, dall’altra. Lo stadio più alto è raggiunto di rado, sempre grazie a una profonda umiltà e mai in modo stabile: si tratta di una condizione di puro “stupore” in cui ogni iniziativa umana è sostituita dall’attività dello Spirito santo.
SYMEON PASCHALIDIS
La perfezione-maturità spirituale nel mondo secondo l’antica tradizione patristico-monastica
Nei testi del Nuovo Testamento il termine “perfetto” (téleios) indica l’uomo “rinnovato”, maturo e ben fondato in Cristo, distinto da chi è ancora spiritualmente “bambino” e instabile nella fede. Per i padri dei primi secoli questa “perfezione” cristiana si fonda su tre componenti: amore verso Dio e il prossimo, libertà dal peccato e raggiungimento della condizione di “somiglianza con Dio” (to kath’omoiosin). Nel definire tale perfezione per i padri dei primi quattro secoli non è discriminante la scelta di celibato: essi sono convinti che anche nella vita coniugale sia possibile vivere in obbedienza ai comandamenti di Dio. La comparsa del monachesimo, nel IV-V secolo, benché sia determinante nel definire una particolare via di perfezione cristiana, non elimina la possibilità di conseguire le stesse virtù dei monaci vivendo nel “mondo”. Significative in questo senso sono soprattutto le testimonianze della letteratura ascetica del V-VI secolo (e oltre), dove più volte si afferma il principio che a partire da ogni stato di vita è possibile raggiungere la pienezza della vocazione cristiana, perché fondamentale è l’impegno della volontà in sinergia con la grazia divina, più che le condizioni esterne di vita. Anche un semplice ciabattino di Alessandria può uguagliare o perfino superare la virtù del grande Antonio.
NORMAN RUSSELL
Ascensione spirituale
e forme della vita monastica in San Giovanni Climaco
La Scala di Giovanni il Sinaita (o Giovanni Climaco), una delle opere fondamentali della tradizione monastica orientale, è suddivisa in 30 discorsi o “gradini” (come i 30 anni della maturità di Cristo) e traccia un itinerario che, partendo dalle virtù fondamentali (rinuncia, distacco, estraneità), giunge a quelle più alte (preghiera, impassibilità, carità): la carità è presentata come lo scopo dell’intera vita monastica e realizza l’assimilazione a Cristo. L’opera è rivolta ai monaci cenobiti – per aiutarli nel discernimento del momento opportuno in cui passare alla vita eremitica, ma anche ai monaci eremiti – per esortarli a perseverare nella vita già intrapresa, o in alcuni casi a valutare la necessità di un ritorno alla vita comune. Infatti, afferma l’autore, “la preghiera solitaria è solo per pochi”.
MICHEL VAN PARYS
La scala dell’umiltà
e la comunione fraterna secondo San Benedetto
La Regola di Benedetto, uno dei testi fondatori della tradizione monastica occidentale, nel cap. 7 contiene la descrizione della cosiddetta «scala dell’umiltà», un itinerario spirituale suddiviso in dodici gradini nel quale l’acquisizione di un’umiltà sempre più profonda si accompagna a un grado sempre più autentico di comunione con Dio e con i fratelli: “saliti tutti questi gradini di umiltà subito il monaco giungerà a quella carità di Dio che scaccia ogni timore” (RB 7,67).
MEFODIJ MARKOVI?,
L’inizio del cammino monastico
La vita monastica è una risposta al comandamento di amare Dio «con tutto il cuore»: il suo fondamento consiste nel prendere le distanze dal «mondo». Ma affinché sia autentico è necessario valutare il significato e le motivazioni di tale passo: la forza trainante dovrebbe essere il pentimento-conversione. La vita monastica è vita di conversione quotidiana. I monaci provengono da questo mondo per ri-unirsi con esso nell’amore di Cristo, un amore non ipocrita e umile: essi sono chiamati a testimoniare così con la loro vita che la morte è stata sconfitta da Cristo.
VASSILIOS THERMOS
Possono aiutare le crisi nella crescita spirituale?
In ogni forma di crisi la persona diventa maggiormente vulnerabile. Grazie al “potenziale di cambiamento” che in essa si sviluppa, ogni crisi può essere allo stesso tempo un rischio dagli esiti mortiferi e un’occasione propizia di progresso spirituale. La crisi obbliga sempre a trovare nuovi equilibri psichici, allarga l’orizzonte conoscitivo e attraverso il dolore che sempre porta con sé può essere uno stimolo di maturazione. I cristiani dovrebbero imparare a pensare le crisi in modo meno individualistico valorizzandole a vantaggio dell’intero corpo ecclesiale: la chiesa è precisamente quel «laboratorio dove le crisi possono essere trasformate in vie di salvezza».