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Cari amici e ospiti,
a metà maggio, al termine della fase acuta della pandemia in Italia, avevamo cessato di aggiornare quotidianamente la sezione del nostro sito dedicata alla “Cura del tempo” che aveva accompagnato le giornate di confinamento per oltre due mesi. Ci siamo chiesti come dare continuità a questo prendersi cura, facendone una nuova cifra del nostro modo di stare nella compagnia degli uomini: non volevamo infatti che il patrimonio di cose buone che ciascuno di noi aveva in serbo, in quelli che potremmo chiamare gli archivi della nostra vita, cessasse di essere un bene condiviso.
Abbiamo così pensato di proporvi nella home page del sito uno “Spazio della cura”, nel quale cercheremo di portare in evidenza settimanalmente “cose antiche e cose nuove”, tratte dal vissuto quotidiano e dalle molteplici opportunità offerteci dagli scambi con voi amici e ospiti, dalle iniziative di confronto e di riflessione ospitate a Bose, dalla sapienza di autori antichi e moderni da noi pubblicati, dagli stimoli che gli eventi hanno suggerito e suggeriscono al nostro interrogarci sul senso della vita umana, cristiana e monastica.
Ogni settimana troverete dunque una parola, una voce, un’immagine che tenterà di declinare le varie sfumature della “cura”. In tal modo insieme a voi ci prenderemo cura del creato e delle relazioni umane, con un’attenzione particolare ai più fragili e ai più deboli, ai poveri e ai malati; vi racconteremo della cura con cui custodiamo e alimentiamo le nostre relazioni ecumeniche; saremo attenti alla cura della memoria, rievocando il dialogo intessuto con voi negli anni attraverso la Lettera agli amici e presentandovi uomini e donne che sono stati per noi autentici “pneumatofori”, portatori dello Spirito; attraverso una cura delle parole e del silenzio cercheremo di manifestare la nostra sollecitudine per la salute del corpo, della mente e dello spirito: la cura delle cose e del cibo attraverso il lavoro quotidiano di fratelli e sorelle troverà uno spazio di narrazione, così come cercheremo di mostrare la cura per la bellezza che abita la natura e che è raccontata dall’arte e dal gusto.
Alcune di queste pagine sono già presenti nel nostro sito, ma crediamo sia giunto il tempo di dar loro uno spazio di maggiore visibilità, aiutandole così a comporre insieme un mosaico che intende abbracciare anche tutti voi.
La giustizia riparativa è uno spazio in cui il dolore degli uni e degli altri può essere visto, toccato e riconosciuto. Dove i responsabili possono toccare il dolore che hanno provocato e capire davvero che cosa è avvenuto. Ascolta il confronto tenuto il 27 giugno 2021
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In occasione del 25° anniversario della morte dei sette monaci trappisti di Tibhirine, in Algeria (21 maggio 1996), riproponiamo un testo di frère Christian de Cherghé, il priore della piccola comunità monastica, che spiega il senso della loro scelta di abitare e di continuare a vivere fino alla fine, come comunità monastica cristiana, in un paese musulmano*. Come è noto, i sette monaci trappisti, insieme al vescovo Pierre Claverie e altri undici martiri di Algeria, sono stati recentemente dichiarati beati nella cattedrale di Orano in Algeria (8 dicembre 2018) e la loro memoria liturgica è stata fissata all’8 maggio.
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Un tappeto nero copriva il suolo nella tenda della Regina; e nel nero un ricamo d’oro disegnava il sole e la beccaccia, il sole e la beccaccia. Sul tappeto, abbandonata sui cuscini di seta, sedeva la Regina, la Regina di Saba, sdegnosa e preoccupata. Un filo di perle pendeva fiaccamente dalla mano pallida appoggiata al ginocchio, giù lungo l’orlo della tunica; e sul tappeto nero-dorato le perle preziose e le dita pallide dei piedi nudi rivaleggiavano in nobiltà e delicatezza.
L’agire di Dio è presente nell’agire degli uomini e delle donne che si impegnano gli uni per gli altri, e mostrano un volto umano: come Booz verso la straniera Rut; come Rut verso la vedova e disperata Noemi. Nel libro di Rut viene messa in rilievo una pratica di umanità improntata al rispetto e al riconoscimento dell’altro - l’immigrata Rut, proveniente da un paese nemico e odiato, diverrà benedizione per Israele
La vita cristiana o è vita nello Spirito, suscitata dallo Spirito e che attira lo Spirito, o non è tale. Dalle Scritture emerge il legame vitale che da una parte collega intimamente lo Spirito a Gesù e alla sua vita, tanto che Basilio poteva definirlo suo “compagno inseparabile”