Chi vogliamo servire?
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28 febbraio 2024
Mt 6,24-34
In quel tempo Gesù disse:" 24Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l'uno e amerà l'altro, oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire Dio e la ricchezza.
25Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito? 26Guardate gli uccelli del cielo: non séminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? 27E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita? 28E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. 29Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. 30Ora, se Dio veste così l'erba del campo, che oggi c'è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede? 31Non preoccupatevi dunque dicendo: «Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?». 32Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno. 33Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. 34Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena.
Oggi il brano del Vangelo ci pone di fronte ad una scelta radicale, una scelta che ognuno di noi deve continuare a ricordare e rinnovare nel corso della vita: volete servire Dio o mammona? È una scelta radicale perché è una scelta tra la vita e la morte. È la scelta tra ciò che ci porta a vivere in pienezza, liberi, inseguendo la verità e ciò che invece ci rende schiavi, che promette per poi deludere, e ci fa vivere nella paura di perdere, nell’ansia di accumulare. Di chi ci fidiamo, in chi poniamo la nostra fede? Chi serviamo Dio o mammona?
Sappiamo che essere “servi” nel linguaggio della Scrittura significa non solo operare, fare, ma appartenere al proprio padrone nel lavoro, nell’agire, nel pensare, è un'appartenenza totale. E di conseguenza scegliendo chi servire diventiamo immagine del dio che seguiamo. Se è il Dio vivente che cerchiamo di seguire perché ci sentiamo veramente figli suoi, allora questo ci apre alla vita piena. Se invece il dio che cerchiamo è la ricchezza (che necessariamente è “disonesta”, perché non egualmente condivisa) e questa ci porta ad usare il potere la sopraffazione sugli altri, allora questa è una via di morte.
Dopo questa domanda così radicale seguono alcune parole di Gesù senza un ordine preciso ma tutte sottolineano con insistenza: “Non preoccupatevi!” , ripetuto tante volte: liberatevi dall’ansia e dalla paura.
L’ansia e la paura per il domani sono conseguenze della menzogna, non certo della verità, perché in profondità non crediamo di essere i figli da sempre amati del nostro Dio. Gesù ci invita ad avere fede in Dio, per cui posso anche temere di non avere di che vivere stasera e domani, ma so di avere un Padre in cui posso confidare e a lui chiedere il pane di oggi e poi sempre il pane di ogni giorno che verrà.
Il cristiano dovrebbe essere liberato dall’angoscia del domani, e questo porta serenità che non è certo dimissione dalle proprie responsabilità ma è un agire, un vivere con fiducia. E Gesù ci invita a rafforzare la nostra fede, tentata sempre di vacillare attraverso tre verbi:“Guardate”, “Osservate”, “Cercate”.
- “Guardate gli uccelli del cielo”, che vivono liberi, liberi dall’ansia.
- “Osservate i gigli dei campi” nella loro bellezza donata loro da Dio.
- “Cercate il Regno e la sua giustizia”, giustizia che è sempre accompagnata dalla sua misericordia.
È questo che ci serve: i beni del Regno. Ci dice: “Cercate” perché sappiamo che ci sono; li abbiamo intravisti in momenti di grazia durante la nostra vita.
Gesù non ci dice di farci dei meriti per guadagnarci il Regno, ma ci dice di vivere nell’amore, nella fraternità, di condividere la ricchezza che abbiamo, di essere attenti ai bisogni degli altri: questi sono i beni del Regno, queste cose ci fanno vivere già oggi l’esperienza del Regno.
E tutto ciò di cui abbiamo bisogno, che rischia di preoccuparci, ci sarà dato perché viviamo nella certezza di essere figli, fratelli, sorelle. Dio che ci ha donato cose grandi come la vita, ci darà ciò di cui abbiamo bisogno, perché lo sa che ne abbiamo bisogno.
Se sappiamo che veniamo da Dio, che la nostra vita è il suo progetto su di noi, che ritorneremo a Lui - tutti insieme - allora il presente con tutte le sue fatiche può diventare gioia condivisa.
E il brano si conclude con: “Non affannatevi per il domani” il domani avrà già le sue inquietudini, le sue fatiche. E preoccuparsi toglie solo intensità ed energie all’oggi che è il solo tempo che ci è dato di vivere. Pre-occuparsi significa cercare di salvarsi da soli, accumulare ricchezze fidandosi di loro, affannarci, immaginare un domani che poi inevitabilmente non sarà così… E ritorniamo così alla domanda dell’inizio: “Chi vogliamo servire?”: il Signore della vita a cui apparteniamo o le nostre false sicurezze?
sorella Margherita
Ascolta la terza traccia di preghiera per la Quaresima