Due appelli per una vita autentica


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Foto di Gabriel Jimenez su Unsplash
Foto di Gabriel Jimenez su Unsplash

11 marzo 2024

Mc 10,1-16

In quel tempo 1 Gesù, venne nella regione della Giudea e al di là del fiume Giordano. La folla accorse di nuovo a lui e di nuovo egli insegnava loro, come era solito fare. 2Alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, gli domandavano se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. 3Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». 4Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla». 5Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. 6Ma dall'inizio della creazione li fece maschio e femmina; 7per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie 8e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. 9Dunque l'uomo non divida quello che Dio ha congiunto». 10A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. 11E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio verso di lei; 12e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio».  13Gli presentavano dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono. 14Gesù, al vedere questo, s'indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. 15In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso». 16E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro.


Oggi il vangelo racchiude due testi che ci portano entrambi due esigenze, due appelli di Gesù che sempre ci spronano verso una vita autentica, semplice e vera.

Il primo è un annuncio forte ed impegnativo, Gesù ricorda che a partire dall’inizio della creazione l’uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno “una carne sola”, e dunque “l’uomo non separi ciò che Dio ha congiunto”. 

Gesù è esigente, pone dei limiti ben precisi, richiede una radicalità, gli impegni presi sono seri e comportano cura e durata. Gesù tiene alta l’asticella delle sue richieste, sa che la vita va vissuta in maniera radicale, che la sequela è a caro prezzo, per cui la sua parola è chiara e forte.

Tutto l’evangelo è una tensione tra questa radicalità e la misericordia. Gesù sa bene di quale pasta siamo fatti, conosce il cuore umano, sa che siamo fragili e peccatori, che le nostre storie conoscono infedeltà e separazioni. La vita porta con sé eventi e svolte che a volte ci sembra contraddicano proprio ciò che abbiamo promesso e avremmo voluto vivere e che il Signore ci ha chiesto. Ma proprio in questi momenti il Signore è sempre e ancora lì con noi, conosce la nostra fatica e incapacità ad essere fedeli e tiene aperta la porta della misericordia per ciascuno di noi.

Quindi non sta a noi banalizzare l’annuncio del Signore sul legame tra uomo e donna, ma sta a noi non giudicare e rispettare ciascuno e ciascuna, e accogliere con misericordia chi non riesce, per tanti motivi e vicende diverse, a vivere questa fedeltà e esigenza che il Signore ci chiede.

Recita un’orazione contenuta nella Preghiera dei giorni: “A volte ci vedi esitare tra l’affermazione della tua giustizia e la confessione della tua misericordia: donaci l’umiltà sincera che sa fare silenzio di fronte alla tua verità manifestata nella croce di Gesù Cristo”.

Mi torna alla mente un versetto del salmo 37: “Nùtriti di fedeltà”. La fedeltà può essere ciò che nutre la nostra vita, dobbiamo cercare di far sì che possa essere non solo un’abitudine, uno stato di fatto, una ripetitività che pian piano si (e ci) consuma, ma la dimensione che alimenta la nostra vita, in cui ritroviamo nuove motivazioni, nuova linfa per il nostro cammino, richiede creatività e novità.

Gesù poi incontra e si lascia incontrare da dei bambini che diventano il paradigma di chi può entrare nel regno di Dio. Quest’attenzione di Gesù ai bambini è un invito a ritrovare, anche nell’età adulta e nell’anzianità, delle dimensioni che sono più presenti e istintive nei bambini: la fiducia e l’affidarsi, la spontaneità e la semplicità. Non è un ritorno all’infantilismo, ma è quel “rinascere dall’alto” (Gv 3,3) dell’evangelo di Giovanni, perché la vita sia veramente evangelica. 

“Come bambino svezzato in braccio a sua madre in me è tranquillo il mio cuore” (Sal 131,2). Credo sia a questo che il Signore ci invita: avere il cuore pacificato che si appoggia e pone la fiducia in lui, che trova riposo in lui. La benedizione del Signore scenda su di noi, ci faccia sentire figli e figlie amati da Lui e che sanno affrontare la vita con sguardo limpido e misericordioso, con il cuore pacificato e le mani operose di bene.

sorella Roberta


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