La violenza non avrà l’ultima parola
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27 marzo 2024
Mc 12,1-12
In quel tempo 1 Gesù si mise a parlare loro con parabole: «Un uomo piantò una vigna, la circondò con una siepe, scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. 2Al momento opportuno mandò un servo dai contadini a ritirare da loro la sua parte del raccolto della vigna. 3Ma essi lo presero, lo bastonarono e lo mandarono via a mani vuote. 4Mandò loro di nuovo un altro servo: anche quello lo picchiarono sulla testa e lo insultarono. 5Ne mandò un altro, e questo lo uccisero; poi molti altri: alcuni li bastonarono, altri li uccisero. 6Ne aveva ancora uno, un figlio amato; lo inviò loro per ultimo, dicendo: «Avranno rispetto per mio figlio!». 7Ma quei contadini dissero tra loro: «Costui è l'erede. Su, uccidiamolo e l'eredità sarà nostra!». 8Lo presero, lo uccisero e lo gettarono fuori della vigna. 9Che cosa farà dunque il padrone della vigna? Verrà e farà morire i contadini e darà la vigna ad altri. 10Non avete letto questa Scrittura:
La pietra che i costruttori hanno scartato
è diventata la pietra d'angolo;
11questo è stato fatto dal Signore
ed è una meraviglia ai nostri occhi?».
12E cercavano di catturarlo, ma ebbero paura della folla; avevano capito infatti che aveva detto quella parabola contro di loro. Lo lasciarono e se ne andarono.
Una parabola, un modo di narrare, quello di Gesù, che conduce a cerchi concentrici da un apparente lontano a un vicino dove siamo noi stessi uditori, di ieri, di oggi.
Due quadri. Il primo descrive la cura che il padrone del campo ha per la sua vigna, metafora della cura che Dio ha per il suo popolo che in Gesù si rende manifesta come estesa all’umanità intera.
Quattro azioni di cura verso quel campo, scelto e comprato, divenuto vigneto con la fatica del lavoro, protetto attraverso la costruzione di un muro di protezione, preparato per la vendemmia scavando un tino per pigiare le uve.
A seguire il secondo quadro. L’impressionante progressione di violenza, che appare improvvisa, inattesa, verso gli emissari del padrone della vigna, solo perché giunti a riscuotere il pattuito, nulla più. Dalle bastonate e percosse sino a giungere all’omicidio. Infine il tentativo ultimo del padrone, mandare suo figlio, l’unico figlio, l’amato: «Avranno rispetto per mio figlio!».
Ma tutto non ha fine lì con la contraddizione del senso, la negazione della vita, la distruzione della relazione. Un oltre è possibile, invisibile nell’oggi; anzi mentre addirittura appare impossibile, passo dopo passo lo scorgiamo già in lontananza durante questi giorni della settimana santa, all’orizzonte che è la notte pasquale e l’alba della resurrezione. La contraddizione alla vita, le offese all’amore, la morte non hanno né avranno mai la parola finale.
In questa stagione dell’umanità ciò può apparire utopico e illusorio, venti di morte e signori della guerra e della violenza paiono avere la meglio. Chi ha parole più dure e minacciose pare acquisire più potere e consensi. L’avere cura dell’umano, invocare e sperare la pace annunciata da Gesù e accogliere i suoi messaggeri paiono azioni desuete, vane e perdenti.
Così come una pietra che non è considerata adatta ad essere murata viene scartata e gettata a terra, in un lato. Occhi impossibilitati a vedere, cuori impermeabili a con-patire non sono stati in grado di osservarla bene e scorgere che ha due lati ben squadrati per fare un angolo.
E chi di noi, non ha almeno un paio di aspetti della sua esistenza che vale la pena conservare e custodire? Così la pietra scartata, di nessun valore, se osservata con attenzione, al di là delle apparenze, può divenire una pietra angolare, preziosa perché necessaria a creare legami tra le due pareti, a tessere insieme i corsi dei conci in pietra.
Imparare a discernere, a giungere alla comprensione di sé, per poter poi, forse, comprendere qualcosa degli altri. Imparare a stare nel mucchio di scarto, apparentemente inutile, perdente, da gettare via perché non adatto a nulla è fondamentale per percorrere questi giorni della settimana santa.
Stare nella condizione di scarto non è facile da vivere: il brano si chiude con i capi religiosi, i potenti, che ieri come oggi, vorrebbero uccidere Gesù, rigettarlo nel mucchio da gettare via, per poter continuare a spadroneggiare con arroganza.
Questa settimana, se ci lasciamo condurre dalla parola e dalle liturgie, a poco a poco ci conduce altrove, dove lo scarto diviene prezioso e dove il figlio amato e ucciso diviene il messia salvatore del mondo.
fratel Michele
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