Chiamati alla pazienza con l’alterità che ci abita
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21 maggio 2024
Mt 18,23-35 (Lezionario di Bose)
In quel tempo Gesù disse: «23Il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. 24Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. 25Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. 26Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: «Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa». 27Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito.
28Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: «Restituisci quello che devi!». 29Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: «Abbi pazienza con me e ti restituirò». 30Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito.
31Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l'accaduto. 32Allora il padrone fece chiamare quell'uomo e gli disse: «Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. 33Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?». 34Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto. 35Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello»
La struttura che accomuna i “terrestri-debitori” di ogni tempo e luogo è quella della violenza: “afferrare”, “soffocare” (cf. Mt 18,28) “uccidere” (cf. Gen 4,8) l’altro e l’alterità soprattutto se l’altro, chiunque esso sia, “vuole regolare i conti”. (cf. Mt 18,23)
Nonostante questa struttura violenta, per grazia, se mi risveglio alla vera vita, “ogni terrestre armato colto dal sonno è spogliato…” (cf. Sal 76,6 e Gen 2,21). Ogni terrestre si può accorgere di questo dono già accaduto in origine!
In verità, pochi - un “piccolo resto” - ammettono la compresenza di Caino e Abele, di Marta e Maria, di lupo e agnello, di leone e bue (cf. Gen 4,1-16, Lc 10,38-42 e Is 65,25) in sé stessi e la chiamata, dopo il dono originario della spoliazione, a dis-armare ancora ciascuno la propria violenza rimasta.
Ogni terrestre attende così il con-dono (cf. Mt 18,21.27), l’eccezione della legge del “debito”, del peso della “restituzione”. Questo “con-dono-misericordia” (cf. Mt 18,33) è l’incarnazione stessa del “Figlio-Agnello che porta il peccato-debito del mondo” (cf. Gv 1,29). Porta il peccato di ciascuno e per-dona ciascuno “fino all’orlo” ma… (cf. Gv 2,7)
Ogni “giara per la purificazione“ (cf. Gv 2,6) resta “in pietra” e siamo chiamati a conoscerla “fino alla feccia!” (cf. Sal 75,9). Noi tendiamo al contrario a misconoscere “la feccia”, il lupo, il leone, la parte scandalosa interiore, che non vogliamo ammettere,“nei cuori” (cf. Mt 18,32.35). Qui “nei cuori” siamo chiamati a far accadere l’impossibile, a far pascolare insieme il lupo e l’agnello, Caino e Abele, Marta e Maria per tra-durre, per cambiare linguaggio, per divenire “macróthymoi=pazienti” con l’alterità che ci abita!(cf. Mt 18,26).
Per il Signore non è una questione di “debito” già risolto una volta per tutte sulla sua croce! Il desiderio di Dio, del Figlio e dello Spirito Santo è la “ricerca dell’ultimo”(cf. Mt 18,12-13) “che nessuno vada perduto” (cf. Gv 3,16 )
L’acqua perdonante goccia dopo goccia che scava lentamente “settanta volte sette” (cf. Mt 18,22)la giara di pietra di ogni terrestre, se diventa terrestre ascoltante, “i fiumi di acqua viva dal grembo” (cf. Gv 7,38) del Signore sono la sua miseri-cordia, il suo Spirito Santo che lavora dentro a chiunque frequenta con assiduità la scuola del dis-armo, la scuola della mitezza e dell’umiltà. (cf. Mt 11,29)
Convertirsi qui ed ora è “tagliare la mano o il piede” che scandalizza, “è cavare l’occhio… motivo di scandalo”!(cf. Mt 18,8-9) è dis-armarsi e lasciarsi dis-armare dalla “lingua acuminata”: “restituisci quello che devi!” (cf. Mt 18,28). Lingua, occhio, piede, mano sono da tagliare prima dell’atto del dire e del fare. I tagli e le potature dei tralci (cf. Gv 15,2), il dono originario della spoliazione,(cf.Gen 2,21-22) l’essere “giare… mancanti di una parte”, scandalo degli scandali, sono, se accolte, la vera “pioggia di benedizioni” (cf. Sal 84,7) che ci lascia aperti all’orizzonte dell’impossibile: la relazione con l’Altro, con Adonai Elohim, con il Padre, con “il potatore”! (cf. Gv 15,1-2).
fratel Giuseppe