Di chi rallegrarci?


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Carta realizzata presso la fraternità di Civitella san Paolo (RM)
Carta realizzata presso la fraternità di Civitella san Paolo (RM)

6 luglio 2024

Matteo 9,14-17

In quel tempo14si avvicinarono  a Gesù i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?». 15E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno. 16Nessuno mette un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio, perché il rattoppo porta via qualcosa dal vestito e lo strappo diventa peggiore. 17Né si versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti si spaccano gli otri e il vino si spande e gli otri vanno perduti. Ma si versa vino nuovo in otri nuovi, e così l'uno e gli altri si conservano».


Nel brano precedente Gesù si è seduto a tavola con pubblicani e peccatori e lì i farisei chiedono conto di questo gesto scandaloso, non a Gesù ma ai suoi discepoli. Qui sono i discepoli di Giovanni Battista che si avvicinano a Gesù e gli chiedono conto del comportamento, non suo ma dei suoi discepoli, in merito al digiuno. Domande più che lecite, anche se poste non ai diretti interessati, quasi ad attenuarne la carica provocatoria e a smorzare la replica diretta.

Scelta dei commensali e disciplina del digiuno, qualità delle relazioni e rapporto con il cibo. Tematiche complementari e rivelatrici della conoscenza che Gesù ha del Padre e dell’immagine che i credenti – farisei, discepoli del Battista e di Gesù – hanno del loro Dio. In particolare nel nostro brano i discepoli dell’“amico dello sposo” sono invitati a chiedersi quando e di chi rallegrarsi, sono cioè rinviati ad assumere consapevolezza dell’identità dello Sposo atteso. Poco più avanti nel suo vangelo, Matteo ci rivelerà che i discepoli di Giovanni sono da questi mandati da Gesù per interrogarlo ancora sui tempi e la persona del Messia che deve venire (cf. Mt 11,2-3). In quella circostanza il segno decisivo – persino più importante dei morti che risuscitano – è che “ai poveri è annunciato il vangelo” (v. 5). Un segno così simile alla “venuta” per i peccatori e non per i giusti, annunciata nel versetto precedente il brano odierno. E, qui come là, il discrimine passa dal non scandalizzarsi delle parole e dell’agire di Gesù.

La risposta di Gesù si dirama poi in due esempi tratti dalla vita quotidiana: il rattoppo per il vestito vecchio e gli otri per il vino nuovo. Due esempi che richiamano gli ascoltatori a saper discernere i segni dei tempi e a riconoscere l’irrompere della novità. Del resto la predicazione del loro maestro, il Battista, non verteva proprio sul cogliere il tempo dell’avvicinarsi del Regno (cf. Mt 3,1) per affrettarsi a una conversione radicale, che non si accontenti di toppe o di riutilizzo di vecchie scappatoie? 

L’atteggiamento dei farisei e quello dei discepoli del Battista – magari fossimo almeno come questi ultimi! – sono le forme che assume così spesso la tentazione nella quale cadiamo: intolleranza verso i peccatori (che sono sempre altri da noi) e ricerca di meriti nelle nostre prestazioni religiose. E così passiamo accanto al dono grande e gratuito che ci viene fatto: la possibilità di sperimentare il balsamo della misericordia e di rallegrarci con lo Sposo che è con noi “tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20).

fratel Guido