Il compimento dell’amore
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14 settembre 2024
Gv 19,17-30
In quel tempo Gesù 17portando la croce, si avviò verso il luogo detto del Cranio, in ebraico Gòlgota, 18dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall'altra, e Gesù in mezzo. 19Pilato compose anche l'iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: «Gesù il Nazareno, il re dei Giudei». 20Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove Gesù fu crocifisso era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino e in greco. 21I capi dei sacerdoti dei Giudei dissero allora a Pilato: «Non scrivere: «Il re dei Giudei», ma: «Costui ha detto: Io sono il re dei Giudei»». 22Rispose Pilato: «Quel che ho scritto, ho scritto».
23I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti, ne fecero quattro parti - una per ciascun soldato - e la tunica. Ma quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d'un pezzo da cima a fondo. 24Perciò dissero tra loro: «Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca». Così si compiva la Scrittura, che dice:
Si sono divisi tra loro le mie vesti
e sulla mia tunica hanno gettato la sorte.
E i soldati fecero così.
25Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. 26Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». 27Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell'ora il discepolo l'accolse con sé.
28Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: «Ho sete». 29Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. 30Dopo aver preso l'aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito.
Oggi la chiesa universale celebra la festa l'esaltazione della croce. Festa che non vuole esaltare l’atrocità di uno strumento di tortura, ma che celebra la vittoria che su di essa si è compiuta: la vittoria del bene sul male, la vittoria dell’amore vissuto fino alla fine. Fine che viene visto non come “la” fine ma come “il” fine, cioè il compimento della vita terrena di Gesù, compimento che anche le nostre vite sono chiamate a raggiungere.
Il testo proposto è tratto dal racconto della passione nel Vangelo secondo Giovanni che, a differenza di quella narrata dagli altri vangeli, è caratterizzata dal fatto che Gesù è presentato più che mai come Signore degli eventi, Re, nonostante le proteste dei capi dei sacerdoti che avrebbero voluto che sull’iscrizione posta sulla croce venisse specificato: “Costui ha detto: Io sono il re dei giudei” (v. 19). Inoltre è lui che prende la croce e si avvia verso il luogo del cranio (cf. v. 17), non sono altri che lo conducono.
Gesù in questo racconto non è semplicemente un condannato a una morte ignominiosa, ma è colui che liberamente e per amore si consegna alla morte, e arriva a consegnare il suo spirito come specificato molto intelligentemente dalle ultime parole del nostro testo: “Chinato il capo consegnò lo spirito” (v. 30).
Per Gesù la condanna a morte per crocifissione non è stata uno sfortunato caso, ma è stato un evento in cui lui sapeva bene cosa sarebbe avvenuto. Questo suo “sapere” è specificato all’inizio del racconto della passione: “Gesù sapendo che era venuta la sua ora” (Gv 13,1), e alla fine: “Gesù sapendo che tutto ormai era compiuto” (v. 28). Con questa inclusione letteraria in cui all’inizio e alla fine del racconto viene specificato ciò che nel racconto verrà narrato e spiegato, si vuole dare risalto alla consapevolezza profonda che Gesù aveva di ciò che stava avvenendo.
La sua non era unicamente una macabra esecuzione, ma grazie alla modalità con cui è stato capace di viverla si è compiuta la salvezza dell’umanità. Questa modalità è l’amore. Infatti, ciò che si compie nella passione è l’amore. Proprio come detto all’inizio del racconto: “Venuta l’ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo li amò fino alla fine” (Gv 13,1). Ma in questo versetto c’è un altro termine che ritroviamo per ben tre volte anche nel nostro brano. Purtroppo, la traduzione italiana non lo fa percepire. Infatti, quel: “Li amò fino alla fine” può essere tradotto anche con: “Li amò fino al compimento”. “Compimento” che ritroviamo al versetto 30 nelle ultime parole di Gesù sulla croce: “È compiuto”. E al versetto 28: “Sapendo che tutto ormai era compiuto, affinché si compisse la scrittura”.
Il compimento che Gesù riconosce avverarsi nel tragico evento della croce è stato possibile grazie alla sua capacità di vivere anche quel momento con amore e per amore. A questo compimento pieno dell’amore noi tutti siamo richiamati in questa festa dell’esaltazione della croce. Buona festa a tutti.
fratel Dario a Cellole