Camminare verso la luce


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Davide Benati, Grande mattino, 2007, acquerello su carta Roma, cm. 48x66
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8 aprile 2024

Gv 3,1-21

1 Vi era tra i farisei un uomo di nome Nicodèmo, uno dei capi dei Giudei. 2Costui andò da Gesù, di notte, e gli disse: «Rabbì, sappiamo che sei venuto da Dio come maestro; nessuno infatti può compiere questi segni che tu compi, se Dio non è con lui». 3Gli rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce dall'alto, non può vedere il regno di Dio».
4Gli disse Nicodèmo: «Come può nascere un uomo quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?». 5Rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio. 6Quello che è nato dalla carne è carne, e quello che è nato dallo Spirito è spirito.  7Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall'alto. 8Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito».
9Gli replicò Nicodèmo: «Come può accadere questo?». 10Gli rispose Gesù: «Tu sei maestro d'Israele e non conosci queste cose? 11In verità, in verità io ti dico: noi parliamo di ciò che sappiamo e testimoniamo ciò che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza. 12Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo? 13Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell'uomo.  14E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, 15perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.

16Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. 17Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. 18Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio.
19E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. 20Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. 21Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio»


Pagina bellissima quella del vangelo odierno, pagina intrisa del movimento pasquale perché ci narra di un incontro che è passaggio dalle tenebre alla luce, che è profezia e promessa di una nascita dall’alto, nascita possibile grazie all’azione dello Spirito santo.

Nicodemo viene presentato qui come un fariseo, uno dei capi dei giudei, che va da Gesù di notte: alla fine del vangelo lo ritroveremo capace - nella “notte” della morte e sepoltura di Gesù - di uscire allo scoperto e di compiere, con grande generosità, quegli atti ultimi di rispetto e dedizione che si compiono verso coloro che abbiamo amato. Nel mezzo della narrazione evangelica, comparirà ancora una volta in Gv 7,45-52 quando egli avrà il coraggio, mentre altri cominciano già a tramare contro Gesù, di porre una domanda in sua difesa: “La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?”.

Ascoltare Gesù è quello che fa Nicodemo nel nostro brano: egli ascolta anche se non capisce bene, anche se il parlare di Gesù gli sfugge, anche se il suo argomentare è un po’ enigmatico per lui e per noi, per la nostra ragione: “Come può nascere un uomo quando è vecchio?”; “Come può accadere questo?”.

Ascoltare anche quando Gesù dona risposte suscitando ulteriori domande, facendoci così avanzare di domanda in domanda verso una profondità o un’altezza che ci parlano di Dio, del suo amore per il mondo, per ciascuno di noi, peccatore perdonato e salvato nel suo amore, manifestato nel Figlio, Colui che è la luce vera venuta nel mondo.

Ascoltare per accogliere il Regno che viene a noi nella persona di Gesù, per aprirci alla luce, per nascere dall’alto. Ascoltare per imparare a fare la verità, perché la verità non solo la si dice ma la si fa anche, attraverso quella capacità di coerenza, di coincidenza tra dire e fare che in Gesù era perfetta, essendo lui la Verità fatta carne, e in noi è chiamata ad approssimarsi sempre di più a lui, divenendo sempre più conformi a lui. Fare la verità significa andare verso la Luce perché si va verso Cristo, e in questo movimento verso di lui si diventa sempre più capaci di fare verità, in una circolarità in cui il dono della luce che viene dal Figlio diventa fonte di luce che risplende in noi.

“Voi siete luce nel Signore, camminate come figli della luce!” dirà Paolo ai cristiani di Efeso (cf. Ef 5,8). Essere luce, camminare nella luce… questo è il grande messaggio del vangelo di oggi, vangelo che ci parla di nascita dall’alto, di assunzione della vita nella vita del Figlio, quella vita che è stata da lui donata per amore del mondo e che ora, per opera dello Spirito santo, vive eternamente in Dio.

Essere luce e camminare nella luce sconfiggendo, grazie all’azione dello Spirito santo, le tenebre, quelle che sono in noi ancor prima di quelle che sono fuori di noi, tenebre che non hanno l’ultima parola sulle nostre vite perché Cristo le ha attraversate per noi e con noi, sconfiggendole una volta per sempre.

A noi è chiesto di amare la luce, di affidarci alla Luce, amando e affidandoci a Cristo, Colui che può, con infinito amore e tenace pazienza, condurci dalle tenebre alla luce, dalla morte alla vita.

sorella Ilaria


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