La spada della Parola

 

15 02 09williams dio gesu marco

“Non sono venuto a meter pace, ma spada” (Matteo 10,34). Qual è la spada che Gesù porta? Non è la spada del guerriero. Gesù è un profeta disarmato. I suoi discepoli avevano un paio di spade, ma quando Pietro la brandì nel Getsemani, per colpire il servo del sommo sacerdote, Gesù per primo gli intimò di riporre la spada nel fodero, “perché tutti quelli che prendono la spada, periranno di spada” (Matteo 26,52). Quella di Gesù non è la spada del guerriero, ma non è neppure la spada della giustizia, quella che dà (o dovrebbe dare) a ciascuno il suo, quella che premia i buoni e punisce i cattivi. No, Gesù non è venuto a fare giustizia, ma a dare giustizia a chi non ce l’ha, è venuto non a punire i peccatori, ma a renderli giusti, non a condannarli ma a giustificarli. Questa giustizia non è simboleggiata dalla spada, ma dalla croce. La spada di Gesù non è dunque né la spada del guerriero, né la spada della giustizia. E allora che spada è? È la spada della Parola. Gesù non ha altra spada, non ha altra arma, che la parola di Dio, ma con quell’unica arma ha respinto il triplice assalto del diavolo, ha cacciato i demoni, ha guarito, ha liberato, ha consolato, ha risuscitato, ha redarguito, ha perdonato: tutto con la Parola, nulla senza la Parola! Ecco dunque cosa significa: “Sono venuto a mettere la spada della parola di Dio nel cuore del mondo”. Questa Parola è paragonata da Gesù a una spada, proprio perché essa è “più affilata d

i qualunque spada a doppio taglio e penetrante fino a dividere l’anima dallo spirito … essa giudica i sentimenti e i pensieri del cuore” (Ebrei 4,12). È una Parola che lascia il segno, una spada che ferisce. Come Giacobbe dopo aver lottato tutta la notte con l’angelo, alla fine zoppicava, e quello era il segno della lotta sostenuta, così noi tutti che abbiamo ascoltato la parola di Dio e un po’ lottato con essa, portiamo dentro una ferita, una ferita benedetta, che vuol dire che la parola di Dio ha scalfito la dura corazza della nostra incredulità. Ma che cos’è una ferita? È un taglio, una separazione, una divisione. Dove risuona la parola di Dio, là ha luogo una divisione.

Che cosa divide la parola di Dio? Divide anzitutto chi l’ascolta da chi non l’ascolta. Poi divide chi l’ascolta e la mette in pratica da chi l’ascolta e non la mette in pratica. Ma non divide solo fuori, divide anche dentro ciascuno di noi: divide dentro di noi tra fede e incredulità, tra certezza e dubbio, tra amore e indifferenza, tra speranza e disperazione. Perché in ciascuno di noi c’è un io scettico, agnostico, incredulo e un possibile io credente; c’è un io egoista ed egocentrico, e un io altruista, generoso e servizievole; c’è quello che l’apostolo Paolo chiama il “vecchio uomo” tutto concentrato su se stesso e sulle sue cose, e l’“uomo nuovo” che ruota intorno a Dio e al prossimo e alle loro cose. Ma la parola di Dio non divide solo le persone fuori e dentro, divide anche le cose: il bene dal male, la verità dalla menzogna, la r

ealtà dall’apparenza, l’autenticità dalla finzione, la fede dalla superstizione, la speranza dall’illusione, Dio dagli idoli. Tuttavia, la divisione non è l’ultima parola. La Parola che ferisce è anche la Parola che guarisce: “Venite, torniamo al Signore, perché egli ha strappato, ma ci guarirà,

ha percosso, ma ci fascerà” (Osea 6,1). L’ultima parola non è la divisione, ma l’unità. Non c’è nel testo di Matteo, ma c’è nella vita di Gesù che è anch’essa un testo normativo per la nostra fede e la nostra predicazione: “Io quando sarò innalzato dalla terra, attirerò tutti a me” (Giovanni 12,32). C’è un tempo per dividere e un tempo per unire. Cristo divide, Cristo unisce. Prima divide, poi unisce. Lasciamo che egli divida anzitutto dentro di noi le cose vecchie dalle cose nuove, l’uomo vecchio dall’uomo nuovo. Lasciamoci purificare e santificare da lui: questo vuol dire, in fin dei conti, “dividere” . “Sono venuto a dividere” vuol dire: sono venuto a purificare, a santificare. E, poi, così purificati e santificati, lasciamoci unire da Lui e in Lui, e questa sarà la nostra festa.

P. Ricca, Grazia senza confini, Claudiana, Torino 2006, pp. 218-221.

CONSIGLIO PER LA LETTURA

R.Williams, Il Dio di Gesù nel vangelo di Marco, Qiqajon, Bose, 2014.