Etty Hillesum
I suoi amici comunisti e trotzkisti erano entrati nella resistenza. Preoccupati per il futuro di Etty le avevano offerto a più riprese un rifugio nella clandestinità, ma aveva sempre rifiutato. Etty si era resa conto che l’immensa maggioranza degli ebrei destinata alla deportazione era di condizioni modeste e che molti erano autentici poveri. Aveva allora sollecitato un impiego presso il Consiglio ebraico di Amsterdam che, dopo qualche tempo, l’aveva inviata al campo di transito di Westerbork per assumervi un servzio “d’aiuto sociale presso la popolazione in transito”. Leggiamo nell’ultima pagina del suo Diario in data 12 ottobre 1942: “ Ho spezzato il mio corpo come se fosse pane e l’ho distribuito agli uomini... Erano così affamati, e da tanto tempo”.
Il 7 settembre del 1943 Etty parte, insieme a tutta la sua famiglia, su un convoglio destinato ad Auschwitz dove morirà, secondo un comunicato dell Croce Rossa, due mesi e mezzo più tardi, il 30 novembre 1943.
Il suo Diario, contrariamente a quello dell’adolescente Anna Frank, non fu pubblicato che nel 1981, solo in parte, dopo un seppellimento durato quaranta anni, prima in neerlandese, poi in una decina di lingue. Percorrendo il volume, ciò che di primo acchito colpisce, è quanto questo testo, redatto mezzo secolo fa, sia ancora attuale. Attuale in quanto ci immerge nel cuore dei nostri interrogativi contemporanei sulla dimensione tragica degli eventi che hanno così profondamente segnato la storia dei popoli europei del XX secolo.
- Etty Hillesum, Diario 1941-1943, a cura di J.G. Gaarlandt, Adelphi, Milano, 1985