Un cuore largo e buono
Se Dio ti ha chiamato alla solitudine silenziosa, in un tempo di dialogo, è per parlare al tuo cuore. Il cuore biblico è il centro, la sede delle facoltà intellettive dell'uomo, è l'intimo più profondo della tua persona. È dunque il cuore l'organo principale della lectio divina, perché è quel nucleo centrale in cui ogni uomo vive ed esprime la sua irripetibilità personale. Ma tu sai che questo cuore può essere non circonciso (Deuteronomio 30,6 e Romani 2,29), di pietra (Ezechiele 11,19), diviso (Salmo 119,113 e Geremia 32,29), cieco (Lamentazioni 3,65); tutte espressioní queste per indicare il cuore dell'uomo lontano da Dio, non toccato dalla fede. Il cuore del credente a volte può essere appesantito da dissipazioni, ubriachezze, affanni della vita (Luca 21,34), può essere indurito, malato di sclerocardia fino a non riconoscere e non capire le parole e l'azione del Signore (Marco 6,52 e 8,17), può essere instabile, incostante, portato dunque a dimenticare e traviare la Parola (2 Pietro 3,16 e Luca 8,13). Il cuore può essere questo se succhia la sua linfa dalla carne, dalle ideologie dominanti, dall'orgoglio che è il grande peccato. Tu che ti appresti all'ascolto di Dio prendi questo tuo cuore in mano, innalzalo a Dio, perché lui lo renda cuore di carne, lo unifichi, lo renda saldo e lo purifichi.
Solo se è un cuore di fanciullo può ricevere i doni di Dio (Marco 10,15).Solo se è un cuore fatto nuovo dal Signore è aperto e disponibile all'ascolto! Il Signore ha promesso di dare un cuore nuovo a chi lo invoca (Ezechiele 18,31), di piegarlo alla sua Parola se ci si presenta a lui convinti della propria sclerocardia (Salmo 119,36). Ogni giorno ci grida: «Oh, se ascoltaste la mia voce! Non indurite i vostri cuori!» (Salmo 95,8 e Ebrei 3,7). Il cuore duro trova dura la Parola di Dio, e questo può accadere anche ai credenti: «Questa parola è dura, chi può ammetterla?» (Giovanni 6,60). Chiedi allora al Signore un cuore largo, un cuore che ascolta (leb shomea'), come Salomone il sapiente ha fatto con il suo Signore (1Re 3,5).
Quando fai la lectio divina ricorda la parabola del seminatore che vede il Signore in atto di seminare la sua Parola. Tu sei infatti uno dei terreni: o sassoso o strada aperta a tutto ciò che passa o pieno di spine o buono. La Parola deve cadere in te quale buona terra e «tu dopo aver ascoltato la Parola con cuore buono e unito (en kardìa kalê kaì agathê), la custodirai producendo frutto nella tua perseveranza» (cf. Luca 8,15).
È nel cuore purificato, messo in unità, reso saldo, che il Padre, il Figlio e lo Spirito vengono a te prendendo dimora per celebrare la lectio divina (Giovanni 14,23 e 15,4).
Il cuore è fatto per la Parola e la Parola per il cuore: aiuta queste nozze cantate dal Salmo 119.111, dove la sua Parola diventa tua e il tuo cuore canta perché diventa suo.
Allora il tuo cuore sarà quello di un discepolo docile alle cose di Dio, capace di sperimentare la Parola sine glossa, davvero ai piedi del Cristo e pronto ad ascoltarlo come Maria di Betania (Luca 10,39), capace di meditare e conservare nel cuore le parole come la madre del Signore (Luca 2,19.51).
«In alto i cuori!» canta la liturgia prima della celebrazione eucaristica, «in alto i cuori!» è il grido prima della lectio divina.