Di compimento in compimento

Carta realizzata presso la fraternità di Civitella san Paolo (RM)
Carta realizzata presso la fraternità di Civitella san Paolo (RM)

15 agosto 2024

Lc 1,46-55

In quel tempo 46Maria disse:

«L'anima mia magnifica il Signore
47e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
48perché ha guardato l'umiltà della sua serva.
D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
49Grandi cose ha fatto per me l'Onnipotente
e Santo è il suo nome;
50di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono.
51Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
52ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
53ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
54Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
55come aveva detto ai nostri padri,
per Abramo e la sua discendenza, per sempre».


Leggiamo il Magnificat facendo memoria, quest’oggi, del compimento della vita di Maria. La madre del Signore Gesù si addormenta in Dio e, unita al Figlio, vive la sua pasqua: la sua dormizione è transito al cielo.

“Beata colei che ha creduto nel compimento delle cose che il Signore le ha detto” (Lc 1,45). Tale compimento, Maria l’ha visto inizialmente farsi spazio nel suo grembo e ultimamente farle spazio nel seno di Dio, in quella dormizione-assunzione che è appunto tradizionalmente la sua “nascita al cielo”.

La vita piena, che ci attende in cielo, sin d’ora cerca spazio in noi, nel grembo dei nostri giorni, in basso, per farci rinascere dall’alto (cf. Gv 3,3), dal seno di Dio, l’Eterno cui siamo destinati. Questa vita donata, che per noi è parola di vocazione, sguardo di elezione, là dove si posa opera concepimenti e inizia trasfigurazioni.

Ogni concepimento è novità: può far evolvere i nostri assetti verso equilibri inediti.

Ogni trasfigurazione è passaggio da una figura a un’altra: ridefinisce le configurazioni del nostro vivere personale e comunitario.

Lo vediamo anche nel Magnificat, salmo che dilata l’animo. Si tratta di un mosaico di citazioni e allusioni bibliche (cf. i rimandi a margine delle nostre Bibbie), un arazzo intessuto di fili che vengono da lontano e ancora si intrecciano nel nostro quotidiano.

Non canta tanto i meriti di una donna, quanto le azioni con le quali il Signore è intervenuto nella sua vicenda e in quella della comunità che ha messo sulla bocca di Maria questo canto e lo ha tramandato. Azioni con le quali il Signore vorrebbe continuare a farsi presente a noi che riprendiamo come Chiesa questo canto.

Ne conosciamo le note e gli accordi fondamentali, ma c’è sempre da reimparare a intonarlo ritrovando il nostro posto accanto agli ‛anawim, i poveri del Signore, assumendone la forma. Il ripetere con memoria grata le parole del Magnificat può ispirarci un quotidiano ridisegnarsi dei nostri percorsi e paesaggi interiori, con l’aprirsi di nuove vie, perché – dice il Signore – “le vostre vie non sono le mie vie” (Is 55,8).

Vie, ovvero anzitutto modi in cui guardiamo noi stessi (e di conseguenza andiamo verso gli altri), e dunque possibilità di una riconciliazione con la nostrapiccolezzaamata, creaturalità benedetta.

Vie, ovvero abitudini nel dare spazio a pensieri ricorrenti, voluminosi ma vani, che ci disperdono, e all’opposto scelte di rinnovarci semplificando il nostro cuore nell’umiltà.

Vie, ovvero sistemi che ci fanno accomodare su troni, mentre il Dio di Gesù, Maestro e Signore che si abbassa per lavare i piedi ai suoi discepoli, non può che essere il Dio che opera rovesciamenti, ci mette sottosopra per farci guardare le cose dal basso.

E poi criteri con cui consideriamo la fame e le attese degli altri, l’abbondanza di mezzi e opportunità, lasciandoci interpellare dalle tracce dell’agire misericordioso di Dio.

Acconsentire all’agire del Signore magnificato da Maria è fare spazio a ciò che in noi chiede di vivere ed è destinato a rimanere. È già principio di quella trasfigurazione che si compirà, come in Maria, per tutta la nostra persona, nella sua integralità, quando Dio sarà tutto in tutti (cf. 1Cor 15,28).

fratel Fabio