Qualche parola sulla comunità
A partire dai primi secoli del cristianesimo vi sono stati uomini e donne, chiamati ben presto monaci, che hanno abbandonato tutto per tentare di vivere radicalmente il Vangelo nel celibato e riuniti in comunità. Bose si innesta in questa tradizione, propria dell’Oriente e dell’Occidente cristiani, per vivere oggi il progetto del monachesimo
A partire dai primi secoli del cristianesimo vi sono stati uomini e donne, chiamati ben presto monaci, che hanno abbandonato tutto per tentare di vivere radicalmente il Vangelo nel celibato e riuniti in comunità.
Bose si innesta in questa tradizione, propria dell’Oriente e dell’Occidente cristiani, per vivere oggi il progetto del monachesimo
«Bose» è una comunità di monaci e monache appartenenti a Chiese cristiane diverse
che cercano Dio nell’obbedienza al Vangelo, nella comunione fraterna, nel celibato
ponendosi accanto ai loro fratelli e sorelle in umanità
La Comunità monastica di Bose, sorta nel 1968 con la paterna benedizione del Card. Michele Pellegrino, Arcivescovo di Torino, per iniziativa di fr. Enzo Bianchi insieme ad alcuni fratelli e sorelle, è fin dall’inizio una comunità ecumenica per la presenza di membri appartenenti a Chiese diverse, già tra coloro che hanno emesso i voti nel 1973.
Oggi la Comunità monastica di Bose è un Monastero sui iuris di diritto diocesano, affidato alla paterna vigilanza del Vescovo di Biella che lo ha eretto approvandone le Costituzioni il 29 luglio 2023.
La Comunità si compone di uomini e donne. I vangeli attestano che nel gruppo dei discepoli di Gesù vi erano i dodici e «alcune donne» (cf. Lc 8,2). La vita comune tra fratelli e sorelle, che non si sono scelti e vivono il celibato in risposta alla chiamata di Cristo, è una scuola di alterità. La vita comune nel celibato di uomini e donne vuole essere vissuta in una prospettiva escatologica, che appartiene alla natura stessa del monachesimo: «Non c’è più né giudeo né greco, né schiavo né libero, né maschio né femmina, perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù» (Gal 3,28).
I fratelli e le sorelle della Comunità monastica di Bose, perseguendo la ricerca di Dio nella sequela di Gesù Cristo, cercano di vivere la radicalità evangelica nel celibato e nella vita comune, in obbedienza, povertà e stabilità secondo la Regola di Bose e ispirandosi alla grande tradizione monastica d’Oriente e d’Occidente. In questa forma vitae, fondata nel Battesimo e costantemente alimentata dall’Eucaristia, i fratelli e le sorelle fanno tesoro delle istanze suscitate dal movimento ecumenico e degli insegnamenti del Concilio Vaticano II.
Qual è la vita dei fratelli e delle sorelle a Bose? È una vita semplice, tendente all’essenziale: una vita cenobitica fatta di preghiera e lavoro. Non c’è infatti un’opera propria della comunità monastica, se non quella di credere e vivere in colui che Dio ha mandato: Gesù Cristo.
Alla preghiera comunitaria, nei tre uffici quotidiani, fa eco nella vita di ogni fratello e ogni sorella la preghiera personale, anzitutto la lectio divina, offerta ogni giorno anche agli ospiti da un membro della comunità. Il sabato sera, in preparazione all’eucaristia domenicale, comunità e ospiti si ritrovano per la veglia comunitaria, nel corso della quale si ascoltano insieme i testi biblici della domenica e il priore, o un fratello o una sorella da lui incaricati, aiuta a cogliere l’unità spirituale che caratterizza i brani della Scrittura proposti dal lezionario.
Tutti i membri della comunità lavorano, guadagnandosi da vivere con le proprie mani, sull’esempio degli apostoli e dei padri. Orti, frutteti, oliveti e vigneti, atelier di icone e di cereria, falegnameria, una casa editrice, così come la ricerca biblica e patristica, lo studio della grande tradizione ebraica e cristiana sono alcune delle attività professionali sviluppate fino a oggi, a servizio della comunità, degli ospiti e delle Chiese.